Quando un nuovo Cliente ci chiama chiedendo di realizzargli una nuova fornitura di Buste o Sacchetti personalizzati, ci premuriamo sempre di capire che cosa intenda per “busta” o “sacchetto”.
Il più delle volte il nostro interlocutore utilizza questi termini come sinonimi di Borsa di Carta.
Di qui la necessità di distinguere le tre cose:
Siamo dei creativi della carta, progettiamo e realizziamo sia le Buste che i Sacchetti, creando o adattando la grafica del Cliente al prodotto richiesto, ma la nostra grande passione sono le Borse, perché presuppongono un lavoro di tipo manifatturiero, una cura per il dettaglio che Sacchetti e Buste di Carta non richiedono.
A meno che non si tratti di Buste o Sacchetti Deluxe, rifiniti con applicazioni di carte in rilievo particolari o con personalizzazioni così importanti da giustificare una lavorazione manuale, questi prodotti vengono realizzati soprattutto a livello industriale grazie a delle macchine confezionatrici.
Tuttavia non bisogna sottovalutare questi prodotti, non solo in quanto utilissimi, ma soprattutto perché anche loro hanno diritto di essere riconosciuti come oggetti di Design, con un autore, un anno di nascita e una progettazione alle spalle.
I Sacchetti di Carta, ad esempio, appena qualche anno fa sono stati tra i protagonisti di una speciale rassegna del MoMA di New York dedicata al Design in cucina (e non solo).
L’esposizione si intitolava Counter Space ed esaminava vari oggetti domestici, dalla molletta da bucato alla gruccia appendiabiti passando, appunto, per i Sacchetti di carta.
Questi ultimi vantano una storia piuttosto tribolata: la paternità della loro ideazione è stata contesa nel corso di una competizione accesissima durata per decenni e che ha visto inventori sfidarsi a colpi di progetto e brevetti.
I Sacchetti di Carta sono originari della Pennsylvania, e il loro ideatore fu Francis Wolle, cofondatore nel 1869 della Union Paper Bag Machine Company.
Tuttavia fu Margaret Knight, originaria del Massachusetts, a inventare una macchina in grado di piegare e incollare la carta realizzando i classici sacchetti piatti con il fondo a V.
La Knight costruì un prototipo del dispositivo in legno, ma necessitava di un modello funzionante in ferro per fare domanda e depositare il brevetto. E fu così che il suo collega Charles Annan, che lavorava anch’egli alla Columbia Paper Bag Company di Springfield dove Margaret stava costruendo il prototipo in ferro, le rubò il progetto e brevettò l’invenzione al posto suo.
La Knight non si diede per vinta, intraprese una causa legale e il brevetto le fu finalmente attribuito nel 1871. Anni dopo Charles Stilwell migliorò la macchina della Knight riuscendo a far sì che questa pieghettasse i lati dei sacchetti e riducendo così i tempi di piegatura e lo spazio di stoccaggio. Nasceva così la tipologia di sacchetto “auto aprente” (self-opening-sack) che conosciamo oggi, dotata di fondo quadro e quindi in grado di rimanere in piedi e aperta se appoggiata su una superficie piana.